recensione virtual fighter 5

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  1. DaRk~LiOn™
     
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    Sono passati ben 13 anni da quando Sega decise di dare una svolta al mondo dei picchiaduro, rilasciando nelle sale giochi di tutto il mondo il primo beat ‘em up poligonale della storia: Virtua Fighter. Dopo averci deliziato con tre seguiti e un capolavoro di incommensurabile magnificenza rispondente al nome di Virtua Fighter 4 (e relativa versione “Evolution”), il team di AM2 ha portato i loro combattenti sulla console di nuova generazione Sony. Che la PlayStation 3 si prepari dunque per Virtua Fighter 5, poiché l’impatto sarà di intensità devastante. Ma ne siamo davvero sicuri?

    IN THE RING
    Trasposizione diretta del picchiaduro da sala giochi costruito attorno alla (modesta) scheda Lindbergh, Virtua Fighter 5 rappresenta la conferma del pensiero di Yu Suzuki verso un modo di intendere il videogioco che ha davvero pochi rivali. Innanzitutto, graficamente si è ai massimi livelli; se già con VF4 per PlayStation 2 Sega aveva creato un capolavoro grafico e sonoro, con Virtua Fighter 5 il team AM2 ha dato l’ennesima controprova della propria competenza in materia: animazioni fluide e convincenti, texture favolose, scenari incantevoli (Waterfall è da mascella per terra), espressioni facciali realistiche. Complice anche l’alta risoluzione, rimarrete letteralmente abbagliati dal comparto tecnico di VF5 (ed è tutto in italiano!). Ma il gioco? I fortunati che hanno già avuto il piacere di giocare al precedente, superbo, episodio non avranno problemi ad ambientarsi con questa nuova versione; per i nuovi arrivati, una breve introduzione di benvenuto è d’obbligo: punto di forza di VF5 è, come avrete di certo intuito, la giocabilità. Proprio per questo motivo, l’ultimo nato in casa Sega si rivela un titolo eccezionalmente tecnico e probabilmente poco adatto ai gusti di un pubblico di massa. Non ci sono “fireball” o calci volanti sfidanti la gravità e gli incontri sono contraddistinti solo da pugni, calci e numerose prese (oltre all’onnipresente minaccia del ring out). E’ la stessa differenza che intercorre tra Gran Turismo e Ridge Racer: inutile affrontare uno scontro premendo come forsennati i tasti di attacco, dato che senza provare a sperimentare le decine di mosse e contromosse disponibili il gioco ha ben poco da offrire. Scordatevi quindi facili vittorie e KO pilotati; in VF5 si suda, e anche tanto. I controlli non differiscono molto dalla precedente edizione: un tasto per i calci, uno per i pugni ed un altro per la difesa. I vari Aoi, Lau, Sarah, Pai, Shun Di, Kage (e le new entry El Blaze e Eileen), sono esattamente come li ricordavamo, ognuno con le proprie caratteristiche di combattimento. Ma è tutto oro quel che luccica? Sebbene sia presente una modalità Quest che mette a disposizioni diverse stanze (da principiante ad esperto) con presenza di tornei e classifiche da scalare, ed una ricca e variopinta sezione di editing dei personaggi, spiace constatare come Sega abbia bellamente snobbato qualsivoglia modalità online; scordatevi tornei mondiali o incontri da un capo all’altro del globo: ci si dovrà accontentare del solito “amicone” al nostro fianco, pad alla mano.

    OUT THE RING
    In quanto unico nel suo genere (perlomeno sulla neonata console Sony), Virtua Fighter 5 è un acquisto obbligato per chi vuole provare qualcosa di diverso dai classici picchiaduro ad incontri e soprattutto per chi è alla ricerca di un alto tasso di sfida. Fanatici di Tekken et similia, attenzione: la mancanza di mosse ipercinetiche nel titolo in questione, a favore di una serie di combinazioni di colpi e schivate da capogiro, potrebbe deludervi così tanto da convincervi che l’ultimo prodotto SEGA sia un qualcosa di orribile e da dimenticare (esattamente come Virtua Fighter 4 prima di lui). Ma superato lo scoglio pratico (e la mancanza dell’online), sia per i neofiti che per i patiti delle “mezze lune” l’esperienza sarà assolutamente memorabile
     
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0 replies since 19/12/2008, 15:41   80 views
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